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VACCINAZIONE
Somministrazione a scopo profilattico di un preparato di batteri o di virus (vaccino) allo scopo di provocare un'infezione moderata, contro la quale l'organismo viene stimolato a produrre anticorpi (immunità attiva). Al contrario, la sieroterapia si basa sul principio della somministrazione di anticorpi specifici (immunità passiva), isolati dal liquido organico ottenuto per coagulazione dal latte, dal sangue ecc. L'immunità ottenuta da un vaccino è variabile: per esempio, quella antivaiolosa è permanente, mentre quella anticolerica ha una durata di tre o quattro mesi. La prima forma assunta dalla vaccinazione fu quella dell'inoculazione del virus del vaiolo in un individuo sano, con lo scopo di provocargli una leggera infezione immunizzatrice. L'efficacia della pratica detta dell'innesto del vaiolo fu molto discussa nei primi decenni del Settecento e conobbe una certa diffusione, soprattutto in Inghilterra, nel periodo 1750-1790. La vaccinazione nel senso proprio del termine (cioè l'inoculazione di materiale virale prelevato da bovini infetti) fu scoperta per caso dal medico inglese E. Jenner e cominciò a diffondersi dalla fine del Settecento. Altri tipi di vaccinazione si affermarono dalla seconda metà del XIX secolo. In Italia la vaccinazione obbligatoria contro il vaiolo fu introdotta nel 1888; più recentemente divennero obbligatorie quelle contro poliomielite, difterite, tetano, mentre fu abolito l'obbligo per l'antivaiolosa.
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